TESTA

 

Nel suo insieme la testa è grande e piatta, di forma conica e ricorda la testa dell’orso polare.

Come per qualsiasi altra razza, la testa del Pastore Maremmano-Abruzzese condensa ed esprime al massimo i caratteri di tipicità. È un Pastore Maremmano-Abruzzese soprattutto perché ha questa testa e non quella di un Kuvasz o un Cuvac o un Patou.

Finalmente in questo nuovo Standard non compare più la collocazione della testa del nostro cane nella dolicocefalia e tutti abbiamo tirato un bel sospiro di sollievo, memori dei fiumi di inchiostro spesi per esprimere i tanti malumori al riguardo. In tutta sincerità, era davvero imbarazzante per un cinotecnico giustificare la dolicocefalia nel Pastore Maremmano-Abruzzese. Anzi, sembrava più una contraddizione dal momento che lo stesso prof. Solaro, precursore della brachi, meso e dolicocefalia, asseriva che caratteristica dei dolicocefali è la uguale lunghezza del muso e del cranio, equivalenza che invece nella nostra razza non esiste.

La testa grande va ovviamente intesa come voluminosa in tutte le dimensioni: lunghezza, altezza e larghezza, e la precisazione non è superflua come potrebbe sembrare. Purtroppo, a differenza delle precedenti versioni, in questo nuovo Standard non c’è alcuna indicazione di quanto debba essere larga, ma questo aspetto lo approfondiremo parlando del cranio. Il suo pur consistente volume, però, non deve essere esagerato, perché si verrebbe a perdere l’armonica proporzione che essa deve comunque avere con la restante massa corporea.

La testa (attenzione: non il cranio) del Pastore Maremmano-Abruzzese è definita piatta perché, osservata di lato, il muso si collega al cranio senza brusche interruzioni provocate generalmente da uno stop molto marcato o, più essenzialmente, dall’eccessivo sviluppo dei seni frontali i quali, come vedremo più avanti, devono essere solo rilevabili senza mai interferire con il profilo pulito della porzione frontale della volta cranica. Si deve fare attenzione a non considerare la piattezza della testa in senso assoluto perché ciò implicherebbe la deprecabile assoluta depressione dei seni frontali. 

La forma conica della testa, rilevabile guardando questa frontalmente, è data dal comportamento degli assi laterali di cranio e di muso che convergono verso il tartufo. Naturalmente si tratta di un cono tronco e non appuntito per non perdere l’indispensabile buona quadratura della faccia anteriore del muso che tanta potenza conferisce a tutta la testa.

L’accostamento della testa del Pastore Maremmano-Abruzzese con quella dell’orso bianco compare in tutti gli standard della razza sin dalla prima stesura del 1924. In realtà non bisogna essere rigorosi nel ritenere che tutte le caratteristiche della testa del carnivoro polare siano riportate sulla testa del nostro cane. L’orso ha un muso molto più stretto in rapporto al cranio, gli occhi molto più piccoli, ecc, ed in effetti lo Standard non ha mai parlato di somiglianza, limitandosi a dire solo: nel complesso deve ricordare, richiamare alla memoria visiva, far pensare alla testa dell’orso polare, nulla di più.

Nessuno dei nostri standard, da quello del 1924 fino all’attuale, ha dedicato una pur minima descrizione all’espressione tipica della razza che pure è un aspetto importantissimo nel valore complessivo del soggetto. Certamente nessun Giudice può valutare completamente un Pastore Maremmano-Abruzzese finché non ha capito e metabolizzato la sua giusta espressione, ma è anche vero che l’espressione è uno dei concetti più difficili da descrivere a parole. Non è un dato fisso come colore o altezza, ma è il prodotto d’insieme dato dalla forma e dal bilanciamento del cranio e del muso, dal piazzamento, dalla forma e dal colore degli occhi, dalla grandezza e dall’attaccatura delle orecchie, ma anche dalla lunghezza della rima buccale, dal giusto cesello, ecc. Si usa anche dire che l’espressione del Pastore Maremmano-Abruzzese è sorridente, per via di quella leggera curvatura all’insù delle labbra alla loro commessura, ma si tratta comunque di una indicazione riduttiva perché stiamo parlando di un qualcosa che si può spiegare solo con l’illustrazione, l’assidua comparazione visiva e, forse soprattutto, allevando la razza.